Friday, 16 May 2014

Essere e non essere

 

Non sono una di quelle che affrontano la vita a testa alta.
Non sono una di quelle che la affrontano con lucidità.
Non sono una di quelle che Carrie Bradshaw é la musa.
Non sono una di quelle che rispondono con un sorriso -e se lo fa, é un gran sorriso che la gente scambia per spontaneo e io so per certo essere dettato dal nervoso.
Non sono una di quelle che ballano durante il weekend. Giulia non balla. Giulia ha fatto 8 anni di danza classica e questo fatto ancora la sconcerta quando si muove come un orso tra le commese chic à la française di Claudie Pierlot.
Non sono una di quelle che pianifica ed esegue. Pianifico, ho il mio universo di liste, ma lo scontro tra realtà vissuta e realtà immaginata conferma il mio approccio alla Keats -negare l'esistenza del brutto, lodare il bello, perché il nostro nome é scritto nell'acqua.

Sono quella che si emoziona davanti ad un fiore intravisto dietro ad una ringhiera.
Sono quella che compone versi aspettando la metro, per non mostrarli mai.
Sono quella che fotografa quello che il cuore ha già scolpito.
Sono quella che compra vestiti ogni settimana, e poi non ha niente da mettere.
Sono quella che la mattina sorride come se la vita fosse facile e si ripiega su sé stessa al tramonto.
Sono quella che non fa la spesa senza comprare un mazzo di fiori.
Sono quella in equilibrio tra un'identità costruita e un'identità rivelata.
Sono la Carrie Bradshaw di Bruxelles, mentre scrivo queste frasi dal mio appartamento che trabocca di abiti con vista sui tetti di Sandro, The Kooples, Claudie Pierlot, Essentiel... solo molto meno glamour, molto più umana.
Sono quella che compra un vestito "per uscire", e poi non esce.
Sono quel che ho dato, quel che ho detto, quel che ho letto, quel che ho sognato.

E ancora, non mi basta.

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